Norate

13 aprile 2015
QUOTIDIANI

 

A Bologna le bici erano come i cani, di Paolo Nori, Ediciclo (Venezia, 2015, 2010), pag. 191, euro 14.50.

La prima edizione di questo romanzo di Nori, "A Bologna le bici erano come i cani", la Ediciclo l'aveva pubblicata nell'anno 2010. Ma a distanza di cinque anni, giustamente, queste interessanti piccole edizioni (non dimenticate il Magliani di "Amsterdam è una farfalla"!) hanno ricollocato il libro, piazzando la nuova edizione del testo nella collana Battiti - dedicata alla narrativa; scelta saggia, certo. Ma non solo. Fortunata, anche. Per il sottoscritto. Che aveva perso l'opera a suo tempo. E che adesso ha avuto - più facilmente - la possibilità di rifarsi. Facendosi innamorare da un altro imperdibile romanzo del nostro Nori. "Un ex-meccanico ciclista che doveva dire a suo figlio che non era suo figlio. Un barbiere fatuo e molesto. Un macellaio filosofo. Una bambina di nome Battaglia". Basta? Ovviamente no. Ché ci son le biciclette buone per andare ovunque. E pure per dimagrire. Bici: "che si spingono per mano anche quando si va a piedi, così come si porta a spasso un cane (...)". Nori si prende le voci ovunque le trovi. Le 'riporta'. Le trasmette con il suo piglio da cantastorie post-moderno, adesso. Facendo la postmodernizzazione delle vite nella sua lingua indicibile e sincera.

NUNZIO FESTA

Anti

25 marzo 2015
QUOTIDIANI
 

FRANCESCHINO e GENNARIELLO

 

fior di parole

in fiordi al fiore

dicesi

 

dalle diocesi scadute

nel clero sfibrato

dalla febbre

 

del dominio

e alla vista del sangue mestruale

innaturale

 

del vecchio

incolpevole

santo

 

Sappiate sapere

fuor da canetti e il mio pasolini

prima che le statue

conquistino

 

gli ultimi liberi giardini:

 

casa porge casa

 

Se la chiesa Non

se la sposa

Materati

18 febbraio 2015
QUOTIDIANI

CI VORREBBE un maxisequestro di notabili materani. Sono pochi, più o meno, ma son sempre gli stessi, i notabili o neppur questo che puntualmente, per le campagne elettorali, compaiono togliendosi un attimo dai loro grandi impegni di professionisti delle loro professioni che spesso non fanno (non sempre ne hanno ancora bisogno e alcuni mai ne hanno avuto, forse). Perché hanno a buon cuore il futuro della 'loro' "città dei Sassi"; ché, ovviamente, solamente e soltanto loro sarebbero in grado di migliorare per i posteri. Emilio Nicola Buccico, Angelo Tosto, Saverio Acito, ecc. Ai quali, di volta in volta, s'assommano - nel segno e nel sogno della ripicca e della rivincita - personalità diverse: una volta Plati o un Di Maggio, questa volta per De Ruggieri -, a promuovere listoni elettorali chiaramente (in attesa dei posizionamenti di più saggi ancora, vedi il Viti). Se nel mio ultimo libretto "Matera Capitale" passa un Camillo Benza intendo a provar la soluzione del furto durante lo strazzo del Carro della Bruna, mi piacerebbe esistesse adesso davvero un Benza pronto a sequestrare per tre/quattro, cinque mesi almeno questa gente. E dopo il primo colpo, certo, si portasse via ogni tesserato e votante, dal più buono e senza responsabilità ai capetti lucani, di quella specie di partito, il pd.

NUNZIO FESTA

 

I fiori della lotta

16 febbraio 2015
QUOTIDIANI
 

Sebben che siamo donne. Storie di rivoluzionarie, AA.VV., a cura di Paola Staccioli, DeriveApprodi (Roma, 2015), pag. 252, euro 16.00.

Un omaggio alle donne che hanno lottato, "Sebben che siamo donne", curato dalla solita attentissima Paola Staccioli, invita a tenere in mente un ricordo che sia rinuncia alla rinuncia. Elena Angeloni, Margherita Cagol, Annamaria Mantini, Barbara Azzaroni, Maria Antonietta Berna, Annamaria Ludmann, Laura Bartolini, Wilma Monaco, Maria Soledad Rosas, Diana Blefari. Dieci nomi di militanti. Biografie sintetiche come fiori su tombe. Sulla tomba dell'abbandono della volontà e pratica della rivoluzione. Con, per la prima volta in assoluto, la testimonianza chiara e senza reticenze di sorta di Silvia Baraldini. "Donne che dagli anni Settanta all'inizio del nuovo Millennio, in Italia, hanno impugnato le armi o effettuato azioni illegali all'interno di differenti organizzazioni e aree della sinistra rivoluzionaria, sacrificando la vita per il loro impegno", c'è spiegato. Staccioli, infatti, ragiona sul motivo del suo lavoro: "Questo libro è nato per dare un volto e un perché a una congiunzione. 'Nel commando c'era anche una donna', titolavano spesso i giornali qualche decennio fa. 'Anche'. Un mondo intero racchiuso in una parola. A sottolineare l'eccezionalità ed escludere la dignità di una scelta. Sia pure in negativo. Nel sentire comune una donna prende le armi per amore di un uomo, per cattive conoscenze. Mai per decisione autonoma. Al genere femminile spetta un ruolo rassicurante. In un'epoca in cui sembra difficile persino schierarsi controcorrente, le streghe delle quali si racconta nel libro emergono dal recente passato con la forza delle loro scelte. Ché Margherita Cagol, per esempio, omaggiata dalla commovente "Chi ha portato quei fiori per Mara" della band Yo Yo Mundi, non fu soltanto la compagna di Renato Curcio. Come, ancora, la zia dell'assassinato dallo Stato Carlo Giuliani, quella Maria Angeloni trucidata da una bomba da lei stessa piazzata insieme al Giorgio Christou Tsikouris. Era pensato quale atto dimostrativo durante il regime greco dei Colonnelli ai tempi dei Papadopoulos. Era il 2 settembre 1970. Come si ricorda in terra greca. Sul perché proprio Elena non è chiaro. Ma è certo che Maria Elena Angeloni scelse da sola di lottare. Al pari delle altre. Al pari d'Annamaria Ludmann. Alla stregua di Mara. Morte quando mentre erano in resa assoluta. Loro condannate con processo sommario, addirittura.

 

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